“Innovation manager” (voucher 2019) e lo spirito di aggregazione che ci deve essere dietro …

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per non essere degli “umarell“​ che guardano, criticano o poco più …

 

 

Con la legge di bilancio 2019 (articolo 19, comma 21) è ormai certa l’entrata in esercizio del “voucher Innovation Manager” per il triennio 2019-2021:

  • per le micro e piccole imprese, 50% dei costi sostenuti entro il limite massimo di 40mila euro
  • per le medie imprese, 30% dei costi sostenuti entro il limite massimo di 25mila euro
  • per le reti di imprese, 50% dei costi sostenuti entro un limite massimo complessivo di 80mila euro.

Un contributo a fondo perduto, sotto forma di voucher, a favore delle PMI italiane per prestazioni consulenziali di natura specialistica finalizzate a facilitare e sostenere i processi di innovazione tecnologica e digitale previsti dal Piano nazionale impresa 4.0 e l’ammodernamento gestionale e organizzativo dell’impresa.

I contributi saranno legati ad un contratto di servizio di consulenza tra le imprese o le reti beneficiarie e le società di consulenza o i manager qualificati iscritti in un elenco istituito con apposito decreto del Ministro dello sviluppo economico. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge saranno stabiliti i requisiti necessari per l’iscrizione nell’elenco delle società di consulenza e dei manager qualificati e l’entità, i criteri, le modalità e gli adempimenti per l’erogazione dei contributi.

Ora questa è un’attività che, pur venendo etichettata in modo sviante come una funzione in “singolarità professionale”, è di fatto espressione di una compartecipazione di esperienze e competenze per (ma non solo):

  • l’identificazione, la valutazione e la scelta di opportunità di innovazione e sviluppo
  • l’introduzione di nuove metodologie per il cambiamento culturale aziendale
  • l’analisi e la valutazione dei risultati
  • la selezione dei partner

Questa funzione viene spesso identificata dall’area ICT, in quanto apparentemente più vicina ai temi di innovazione aziendale/digitale. In realtà, coinvolgendo diversi aspetti di organizzazione e gestione del cambiamento aziendale, anche culturale, è per sua natura molto più ampia e da vedere sviluppata in forma collaborativa nel rapporto col cliente.

E’ evidente come tal tipo di attività comporti anche competenze in tema di qualità (ISO 9001) e dei nuovi sistemi di gestione dell’innovazione (ISO 56000 in corso di definizione), ulteriore conferma che, in definitiva, solo un gruppo/team coordinato di esperienze può portare un reale contributo di innovazione ad un’impresa cliente.

Fatti come la recente creazione di STP NEXUM Spa e di altre realtà in tal senso, conferma l’idea che solo attraverso l’aggregazione e la partecipazione di capacità diverse e molteplici si possa operare più proficuamente e con migliori risultati.

L’auspicio e il lavoro quotidiano di noi tutti deve essere quindi orientato al favorire e accelerare sempre più ogni forma di aggregazione professionale di esperienze, competenze e punti di vista atti a creare le condizioni più efficaci ed efficienti di cambiamento e crescita delle nostre imprese. Quindi operando sempre più noi stessi in forme collaborative estese e, a loro volta, in rete col cliente in un rapporto fiduciario di lealtà e condivisione di obiettivi e risultati.

Almeno per noi italiani è un cambiamento culturale epocale, irrimandabile, di orientamento nell’azione dall’interesse particolare al generale, dalla visione al breve termine al lungo e nella rivalutazione di un approccio certo flessibile, finanche creativo, ma basato su metodo, esperienze e competenze adeguati alle sfide in atto, quando serve e per il tempo che serve, ma comunque in grado di favorire logiche “win-win” piuttosto che una competizione frammentata di singoli limitati soggetti.

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